Rigenerare l’edilizia residenziale pubblica per il futuro delle città

La recente ricerca di dottorato dal titolo: Regenerating Public Housing, Regenerating Cities.Trieste, Bologna, Firenze, Bari, Cataniacondotta da Constanze Wolfgring presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, con la supervisione di Massimo Bricocoli del Politecnico di Milano e di Elena Marchigiani dell’Università degli Studi di Trieste, analizza le sfide e le opportunità della rigenerazione dell’edilizia residenziale pubblica (ERP) in Italia. 

Lo studio si focalizza su cinque città – Trieste, Bologna, Firenze, Bari e Catania – e mira a comprendere come le politiche abitative e i processi di riqualificazione possano positivamente incidere sul contesto urbano e sociale.

Rigenerazione dell’ERP: diversi obiettivi e strategie

A partire dagli anni ’90, l’Italia ha sviluppato una solida tradizione di politiche e programmi dedicati alla rigenerazione urbana, con particolare attenzione all’edilizia residenziale pubblica. Tuttavia, nonostante i numerosi interventi e le esperienze maturate, i quartieri ERP continuano a rappresentare alcune delle aree più vulnerabili delle città italiane, caratterizzate da criticità di natura sociale, economica e strutturale. 

La necessità di rigenerare il patrimonio esistente è resa evidente dall’elevato numero di alloggi sfitti, spesso inutilizzabili senza interventi di ristrutturazione, mentre la domanda abitativa cresce e la costruzione di nuove case popolari è quasi ferma. 

La ricerca evidenzia come la rigenerazione dell’ERP possa rappresentare un’opportunità per affrontare più problemi contemporaneamente: dalla riqualificazione fisica degli edifici all’aumento del numero di alloggi disponibili, fino al rafforzamento della coesione sociale nei quartieri più fragili. Diverse strategie possono contribuire a questo obiettivo, tra cui la densificazione urbana, il riuso di edifici inutilizzati e la creazione di nuovi spazi pubblici che favoriscano l’integrazione tra i residenti.

L’ERP a Bologna

A proposito di Bologna, la ricerca evidenzia il ruolo centrale dell’edilizia residenziale pubblica nel suo sviluppo urbano. 

L’evoluzione dell’ERP ha attraversato diverse fasi, strettamente legate alle trasformazioni urbanistiche e alle politiche abitative della città. Già nel XIX secolo, il Piano Regolatore del 1889 promosse la costruzione di alloggi per i lavoratori attraverso cooperative edilizie. Tuttavia, la maggiore espansione dell’ERP avvenne nel dopoguerra, con i programmi INA-Casa e Gescal, che portarono alla costruzione di quartieri come Barca, Pilastro e Lazzaretto, pensati per essere autosufficienti ma spesso caratterizzati da segregazione sociale. A partire dagli anni ‘80, l’attenzione si spostò dalla costruzione alla riqualificazione del patrimonio esistente, avviando programmi di recupero urbano, fino ai Contratti di Quartiere II degli anni 2000. Tuttavia, in parallelo, si ridussero gli investimenti pubblici, aumentando la vendita di alloggi ERP e aggravando la carenza abitativa. 

Oggi, il patrimonio ERP di Bologna conta circa 14.000 alloggi, prevalentemente di proprietà del Comune e gestiti dall’ACER Bologna, l’Azienda Casa Emilia-Romagna. Gli edifici sono distribuiti in diverse zone della città, con una forte concentrazione nei quartieri storicamente destinati all’edilizia popolare come Bolognina, Pilastro, Barca e San Donato. Tuttavia, una parte significativa di questi alloggi necessita di interventi di riqualificazione a causa di condizioni di obsolescenza e degrado strutturale. Un ulteriore criticità riguarda la loro localizzazione in aree periferiche o quartieri con elevati livelli di vulnerabilità che ha inevitabilmente contribuito alla marginalizzazione sociale dei residenti e alla formazione di quartieri con forti problematiche di integrazione e coesione. A questi aspetti si aggiunge poi che il costo degli affitti disponibili sul mercato libero in città è tra i più alti d’Italia, l’offerta di alloggi pubblici è limitata e le liste d’attesa per l’assegnazione di case popolari si sono sempre più allungate. 

Il Giardino della Resilienza e Villaggio Gandusio

Per affrontare queste sfide, il Comune ha recentemente lanciato il Piano per l’Abitare, un programma che prevede la realizzazione di 10.000 alloggi in dieci anni, con un investimento di 200 milioni di euro. La terza strategia del Piano per l’Abitare riguarda proprio la rigenerazione dell’Edilizia Residenziale Pubblica. E’ infatti prevista la ristrutturazione di 600 alloggi attualmente sfitti oltre a interventi di efficientemente energetico e miglioramento dell’accessibilità.

La ricerca evidenzia, infine, due significativi interventi di rigenerazione urbana a Bologna. 

Il primo progetto riguarda il Giardino della Resilienza, situato nel Quadrilatero di Scalo-Malvasia, che ha trasformato un’area ERP degli anni ’30 segnata dal degrado socioeconomico. L’iniziativa ha previsto tra il 2017 e il 2019, un percorso partecipativo che ha coinvolto residenti e associazioni per definire interventi mirati alla sostenibilità ecologica, alla coesione sociale e alla creazione di spazi verdi e infrastrutture per il tempo libero. Nonostante alcune resistenze locali, il progetto ha migliorato la vivibilità del quartiere, ridefinendone l’identità e dimostrando come la riqualificazione degli spazi pubblici possa rappresentare un’opportunità per ridefinire l’identità e la percezione di un’area precedentemente stigmatizzata. 

Il secondo progetto riguarda, invece, il Villaggio Gandusio, nel quartiere San Donato, che ha riqualificato quattro torri ERP degli anni ’70, caratterizzate da isolamento fisico e carenza di spazi verdi e pubblici. L’intervento ha incluso la ristrutturazione di 160 alloggi, il miglioramento degli spazi aperti e programmi di mediazione tra i residenti. Un elemento innovativo è stato l’inserimento di studenti universitari negli alloggi ERP tramite una convenzione tra ACER ed ER.GO, favorendo il mix sociale e contrastando la segregazione etnica e sociale che aveva fino ad ora contraddistinto la zona. Il Villaggio Gandusio rappresenta quindi un esempio di come la rigenerazione dell’ERP possa essere utilizzata non solo per migliorare le condizioni abitative, ma anche per sperimentare nuovi modelli di coabitazione e inclusione sociale.

In conclusione, questo studio dimostra come la rigenerazione dell’edilizia pubblica possa essere una leva strategica per il futuro delle città italiane, promuovendo inclusione sociale, sostenibilità e un miglior equilibrio urbano. I risultati della ricerca offrono spunti fondamentali per il dibattito sulle politiche abitative e per la progettazione di strategie di intervento più efficaci.

Per ulteriori approfondimenti sulla ricerca, è possibile contattare Constanze Wolfgring all’indirizzo email: constanze.wolfgring@polimi.it.

Si rimanda all’articolo “Inaugurati il Giardino delle Popolarissime e il nuovo Padiglione”.